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Padova Futura in 15 minuti: la città dei Rioni

Una città non si misura dalla sua lunghezza e larghezza, ma dall’ampiezza della sua visione e dall’altezza dei suoi sogni.

Herb Caen

Nella vita di una città uno degli atti che più influenzerà lo sviluppo della stessa è l’adozione del Piano degli Interventi.

La pianificazione comunale è articolata in disposizioni strutturali attraverso il Piano di Assetto del Territorio (PAT) e in disposizioni operative con il Piano degli Interventi (PI).

Il Piano degli Interventi (PI) disciplina gli interventi di organizzazione e trasformazione del territorio da realizzare nell’arco temporale di cinque anni in conformità alle indicazioni del PAT e coordinandosi con il bilancio pluriennale comunale e con il programma triennale delle opere pubbliche.

Cosa?

Per semplificare: il Piano degli Interventi individua la principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili; suddivide il territorio comunale in zone destinate all’espansione dell’aggregato urbano determinando i vincoli e i caratteri da osservare in ciascuna zona; individua le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù, le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse collettivo o sociale; i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico;

Quando?

Il 12 aprile 2022, il Consiglio comunale di Padova, dopo oltre un anno di confronto con i cittadini e tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici della città ha adottato il Nuovo Piano degli Interventi.

Il tema principale che ha guidato la redazione del nuovo Piano degli Interventi ha origine da una prospettiva diversa rispetto ai modelli del passato: la rigenerazione della città di Padova, partendo dalle esigenze dei cittadini per migliorare la qualità della vita urbana.

Chi?

Lo studio è stato affidato all’architetto Stefano Boeri. Con l’introduzione del concetto di biodiversità in architettura, Stefano Boeri presenta il progetto di Città Foresta alla Conferenza Internazionale sul Clima COP21 a Parigi nel 2015, inserendosi tra i principali attori del dibattito sul climate change nel campo dell’architettura internazionale. Stefano Boeri è co-chair del comitato scientifico del World Forum on Urban Forests (il primo Forum globale sul tema della forestazione urbana) e nel 2019 – in occasione dell’UN Climate Action Summit –  presenta a New York il progetto Green Urban Oases, realizzato insieme a FAO, C40, UN Habitat ed altri istituti di ricerca internazionali.

Com’era?

La struttura urbana della moderna città di Padova risale al Piano Piccinato del 1954 che prevedeva uno sviluppo a stella della città. Vi erano ampi cunei verdi che dall’esterno raggiungevano le mure e il Piovego. 

Negli anni sono state approvate molte varianti al piano originario che ne hanno modificato la struttura originaria.

“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” (Italo Calvino)

Il nuovo Piano degli Interventi oggi è chiamato a dare una nuova struttura e una nuova morfologia urbana alla città.

L’urbanistica, infatti, consiste nel trasformare in norme regolatorie, vincoli e suddivisioni territoriali, l’idea cha abbiamo della città nei prossimi anni. L’idea che abbiamo della città è la risposta alla domanda che deve interrogarci tutti: come sarà la Padova Futura? Come vogliamo che sia la Padova Futura?

PADOVA FUTURA

La città passerà da essere configurata a stella con quartieri che si incuneano verso il centro ad una struttura ad arcipelago che assorbe il verde e lo ospita all’interno del tessuto urbano.

Con la costruzione di nuove piazze in ogni quartiere, con la destinazione di oltre 20.000 m2 ad aree destinate ad attività collettive, il potenziamento di connessioni verdi urbane.

PADOVA in 15 MINUTI

Il nuovo Piano degli Interventi identifica 33 rioni sui quali basare la strategia di sviluppo per la città di Padova, secondo criteri di 

•prossimità dei servizi e degli spazi pubblici 

•identità storica e culturale
•centralità dei luoghi aggregativi 

La ‘Città dei 15 minuti’ si basa sul raggiungimento di obiettivi strategici di prossimità e sostenibilità: una città in cui i servizi principali sono a portata di mano, entro 1.250 metri dalla residenza di ogni cittadino, uno spazio che può essere percorso in circa 15

Ogni rione diventa epicentro della comunità locale e della vita quotidiana. Ogni rione dovrà avere tutti i principali servizi. 15 munuti è la misura delle nostre politiche perché rappresenta un’idea contemporanea di sviluppo urbano, di rivitalizzazione della vita di quartiere opposta alla città divisa in aree anonime in cui si dorme, aree in cui si consuma, aree in cui si lavora.
Quindici minuti deve essere il tempo massimo, a piedi o in bicicletta, per raggiungere i luoghi necessari per essere davvero cittadine e cittadini:  un parco, un presidio socio-sanitario, una fermata del trasporto pubblico su rotaia, l’asilo e la scuola per i nostri figli, un centro culturale, un luogo dove praticare sport, la possibilità di acquistare ciò che serve nella quotidianità, ma anche un co-working, un luogo dove poter lavorare da remoto riuscendo a conciliare meglio di sempre i tempi della propria vita. Si sta sperimentando questo progetto nelle città più moderne d’Italia, come Roma e Milano, e d’Europa, come Parigi e Barcellona, e la Padova Futura vuole essere una città capofila, una città che guida i processi.

 Cosa NON ci piace?

Per capire come vogliamo che cambi Padova abbiamo identificato un elenco dei principali problemi del nostro territorio:

• Presenza di edifici dismessi o sottoutilizzati

• Elevato numero di aree in attesa di essere edificate e sottratte al verde della città

• Carenza di piazze e spazi di aggregazione

• Tratti ciclopedonali pericolosi

• Discontinuità della rete ciclabile

• Assi stradali con traffico intenso interni nelle aree residenziali

• Scarsa presenza di commercio e servizi di vicinato

• Accessibilità limitata del verde di prossimità in un raggio di 300 metri.

Qualche numero del nuovo Piano degli Interventi

  • 350 ha di aree in attesa non più edificabili e restituite all’agricoltura
  • -63% di suolo edificabile rispetto al Piano vigente rigenerazione di 550.000 m2 di ambiti sottoutilizzati
  • 188 ha di aree verdi private inedificabili
  • Potenziamento del trasporto pubblico tra i rioni con 23 km di nuovi tracciati del tram
  • Incremento degli spazi per la pedonalità con 55 nuove isole pedonali
  • Messa a sistema della rete ciclopedonale con 80 km nuovi tracciati
  • Creazione di un sistema ciclabile orbitale lungo 56 km che connette i rioni
  • Valorizzazione e messa a sistema di 175 ha di corrdioi verdi e blu
  • Aumento del verde urbano con 100.000 m2 di nuovi parchi pubblici e giardini pubblici
  • Potenziamento delle connessioni verdi urbane con 70 km2 di nuove strade alberate
  • Ridefinizione del limite periurbano con 120 km di filtro verde orbitale di contenimento della crescita urbana 
  • Aumento della qualità ambientale in ambito urbano attraverso la messa a dimora di 40.000 nuovi alberi

Le città sono questo. Sono qualcosa di più della somma delle loro infrastrutture. Esse trascendono i mattoni e la malta, il cemento e l’acciaio. Cambiare la struttura urbanistica di una città significa cambiarne le aspirazioni e le ambizioni, il modo di vivere dei cttadini e riallacciare sottili fili invisibili che uniscono una persona a un’altra. Trovare la città felice che vive nella città infelice:

Non è felice, la vita a Raissa. Per le strade la gente cammina torcendosi le mani, impreca ai bambini che piangono, s’appoggia ai parapetti del fiume con le tempie tra i pugni, alla mattina si sveglia da un brutto sogno e ne comincia un altro. Tra i banconi dove ci si schiaccia tutti i momenti le dita col martello o ci si punge con l’ago, o sulle colonne di numeri tutti storti nei registri dei negozianti e dei banchieri, o davanti alle file di bicchieri vuoti sullo zinco delle bettole, meno male che le teste chine ti risparmiano dagli sguardi torvi. Dentro le case è peggio, e non occorre entrarci per saperlo: d’estate le finestre rintronano di litigi e piatti rotti.

Eppure, a Raissa, a ogni momento c’è un bambino che da una finestra ride a un cane che è saltato su una tettoia per mordere un pezzo di polenta caduto a un muratore che dall’alto dell’impalcatura ha esclamato: – Gioia mia, lasciami intingere! – a una giovane ostessa che solleva un piatto di ragù sotto la pergola, contenta di servirlo all’ombrellaio che festeggia un buon affare, un parasole di pizzo bianco comprato da una gran dama per pavoneggiarsi alle corse, innamorata d’un ufficiale che le ha sorriso nel saltare l’ultima siepe, felice lui ma più felice ancora il suo cavallo che volava sugli ostacoli vedendo volare in cielo un francolino, felice uccello liberato dalla gabbia da un pittore felice d’averlo dipinto piuma per piuma picchiettato di rosso e di giallo nella miniatura di quella pagina del libro in cui il filosofo dice: “Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d’esistere” Italo Calvino, Le città invisibili

NB: Immagini tratte dalla presentazione del Piano degli interventi del 29.11.2021 di Stefano Boeri Architetti.

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